Allestimento site-specific

Opere installative multimateriale
Olio/acrilico/ricamo/grafite e inchiostro/collage
su
Plastiche/carta/tela/legno

Il lavoro di Leonardo Moretti suggerisce di per sé la sensazione di una progressiva espansione dal centro verso l’esterno. Il processo innescato dall’artista in ogni suo intervento è accostabile metaforicamente alla germinazione di una pianta, alla propagazione di un microrganismo o piuttosto, come in questo caso, alla diffusione di un impulso nervoso da cellula a cellula. Da un nucleo iniziale, in cui il lavoro si presenta a uno stadio ancora embrionale, il segno dell’artista passa ai pannelli, dove assume invece consistenza spaziale, per poi espandersi alle pareti della galleria e concretizzarsi in opere appese. Leonardo Moretti propone in mostra una summa del proprio lavoro di ricerca che è concettualmente, oltreché cromaticamente, suddivisibile in tre filoni ben distinti. Lace è il ciclo dedicato al pizzo, inteso dall’artista come incarnazione del superfluo, esaltazione dell’inautenticità e dell’artificiosità nei rapporti; è un groviglio di segni modulari, articolati nello spazio in modo da creare infinite combinazioni tra loro. È la più cerebrale tra le serie, quella che riproducendo programmaticamente (e ossessivamente) sé stessa, rinuncia a ogni tipo di appiglio figurativo per farsi pura astrazione. Se il nero connota Lace, il rosso è invece il colore di Love project. Tale ciclo nasce a partire da un’amara riflessione sull’amore che ha indotto l’artista a constatare come esso talvolta possa ridursi al vano tentativo di appagare un desiderio puramente immaginato. Anche in questo caso la reiterazione dell’immagine allude a un pattern che si ripete, a uno schema opprimente dal quale è talvolta impossibile schermarsi, a una modularità che si traduce visivamente in una figurazione sempre uguale e, allo stesso tempo, sempre diversa. Si tratta invece di un lavoro più intimo, più riflessivo la terza serie che l’artista chiama Il Blu mi aiuta a ricordare. Emotivo, liminale, quasi residuale negli esiti, quest’ultimo ciclo, rinunciando consapevolmente a ogni pretesa di organicità, è costituito da singole e tra loro autonome narrazioni di vita. Pur sussistendo anche individualmente, le opere di Leonardo Moretti presentate in mostra compongono un’articolata e mixata installazione ambientale volta a riflettere l’interiorità dell’artista. Egli descrive nello spazio fisico una composita geografia neurale, entro cui il visitatore è libero di muoversi. Seguendo i fili di raccordo tra i vari lavori, quest’ultimo è invitato a esplorare la psiche dell’artista, a entrare in contatto con il suo mondo interiore, persino a identificarsi con esso. Il nero, il rosso e il blu fungono da coordinate umane e simboliche. Presi singolarmente i tre colori rimandano inoltre a concetti ricorrenti che accompagnano spesso la sua pratica artistica, ovverosia la morte, la passione e la memoria. Utilizzando per lo più materiali di recupero che spaziano dalla tela al legno, dalla carta al plexiglas, dal polistirolo ai filati e avvalendosi di tecniche miste, affinate nel tempo e liberamente integrate tra loro, Leonardo Moretti dà vita a un’autentica mappatura del proprio inconscio. Gli accostamenti tra un ciclo e l’altro evitano un ordine programmatico, in favore di un allestimento guidato unicamente dal sentire. Le geografie emotive dell’artista si rendono pertanto fruibili allo sguardo dell’osservatore senza alcuna mediazione; esse disegnano nello spazio chiari e distinti echi di processi interiori altrimenti inaccessibili.

Testo a cura di Mattia Lapperier